Disturbi trattati
Un dipendente affettivo è una persona emotivamente troppo coinvolta e dipendente da un’altra persona, in una forma di relazione disfunzionale all’interno della coppia definita co-dipendenza.
Le persone dipendenti si trovano spesso a sacrificare totalmente la propria vita personale, i propri interessi e a trascurare persino i loro stessi sentimenti, al fine di dedicare tutta la propria attenzione al partner. Lo spazio mentale è occupato totalmente dalla preoccupazione per il disagio del compagno o della compagna, della cui condotta si sente responsabile, sviluppando un atteggiamento del tipo “io ti salverò”. Le donne sembrano essere più vittime di questo tipo di dipendenza perché investono maggiormente nella vita affettiva, gli uomini sono spesso più interessati al successo professionale e sociale.
Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, non riconosce la “dipendenza affettiva” ma descrive invece un disturbo della personalità dipendente, come un bisogno eccessivo di essere accuditi. Riflette un comportamento sottomesso e aderente a una paura della separazione.
Alcuni dei criteri che definiscono tale condizione sono:
Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, non riconosce la “dipendenza affettiva” ma descrive invece un disturbo della personalità dipendente, come un bisogno eccessivo di essere accuditi. Riflette un comportamento sottomesso e aderente a una paura della separazione.
In una coppia, ciascuno è il sintomo dell’altro, scriveva lo psicanalista francese Jacques Lacan. Un coniuge che è un manipolatore saprà trovare nella partner la pecca o la vulnerabilità che consentirà un rapporto di dipendenza, la messa in atto di un processo di influenza.
Tutto comincia con una frase che svaluta, un piccolo attacco verbale che progressivamente mina la fiducia della donna e le impedisce di difendersi. A poco a poco perde senso critico come se la sua mente fosse offuscata. E’ incapace di prendere una decisione o reagire, fino alla destabilizzazione totale. La donna non sa più chi è e cosa vuole.
Potremmo tranquillamente parlare di violenza psicologica, si manifesta appunto attraverso una serie di frasi e atteggiamenti umilianti e sprezzanti, i quali descrivono un quadro deprovevole della donna stessa. Spesso subdola questa forma di violenza, è difficile da identificare e colpisce in particolare l’immagine e l’autostima. Sono donne che possono esistere e realizzarsi solo nello sguardo dell’altro, non immaginano di poter essere amate per quello che sono. L’angoscia della solitudine e la paura dell’abbandono, spesso radicati fin dalla più tenera età, creano terreno fertile a questo tipo di dipendenza.
Il primo importante passo di cambiamento è riconoscere di trovarsi in una situazione di dipendenza dall’altro e chiedere aiuto.
L’obiettivo principale della psicoterapia è quello di riconoscere e costruire un proprio Sé, migliorare la propria autostima e la consapevolezza di sentirsi delle persone complete anche senza l’altro. Ci suole tempo ma è possibile costruire un Sé sufficientemente valido.